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FN-010RMR550 / 2019 - AA. VV. "STORNELLI TOSCANI"

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Custodi del suono e della memoria I vecchi dischi a 78 giri, risorsa sottovalutata negli studi etnomusicali

                                                                                                                                                                                                                                                                    di Paolo Casini


Chi si ricorda di quei vecchi, pesanti e fra- gilissimi dischi in gommalacca che fino alla soglia degli anni Sessanta hanno costituito il più diffuso supporto per la riproduzione della musica in tutto il mondo? Eppure, ne sono convinto, genitori, nonni e forse noi stessi li abbiamo trascurati e ce ne siamo sbarazzati troppo in fretta considerandoli oggetti vecchi e desueti, ormai quasi inascoltabili con quel loro fruscio che però era causato anche dai mille maltrattamenti a cui erano sottoposti. Ad iniziare dalla puntina e dal suo peso, praticamente simile ed un chiodo appuntito; senza contare poi che venivano maneggiati senza alcuna cura e accatastati come se fossero dei libri. Poveri dischi! Ma la loro storia, e più in generale quella di tutti i supporti incisi in solchi, è lungi da essere dimenticata e sono all’alba della loro rivalutazione.

Ma andiamo con ordine, ed iniziamo con la loro sintetica storia.


Prima di tutto sgombriamo il campo dagli equivoci storici. L’inventore del fonografo non fu lo statunitense Thomas Alva Edison (1847- 1931), ma il francese Charles Cros (1842- 1888). La storia è simile a quella di Antonio Meucci e diAlexander Graham Bell per quanto riguarda il telefono e, come quest’ultima, date e documenti storici sono incontrovertibili.

Il 6 dicembre 1877 Edison registra un brevetto è del 24 dello stesso mese che sarà poi concesso il 19 febbraio dell’anno succes- sivo. L’inventore affermava che in realtà la registrazione, era già avvenuta il 18 luglio 1877 su un nastro di carta paraffinata. Esistono do- cumenti di questo primo fonografo con tanto di schizzi, date e firme che poi risulteranno apposte in epoche successive. Neanche la dichiarazione sull’esperimento rilasciata il 17 novembre 1878 sulla rivista Scientific American da Edward Johnson, non serve a fugare i dubbi, poiché costui era l’agente pub- blicitario di Edison e l’imparzialità è stata for- temente messa in dubbio. Inspiegabilmente poi, gli schizzi del progetto rappresentavano il fonografo nella versione finale munito di cilin- dro per l’incisione e non con nastro di carta paraffinata. Insomma, per farla breve, Charles Cros aveva depositato tre mesi prima di Edison il suo progetto (già a disco piatto!) all’Académie des Sciences di Parigi il 16 apri- le 1877. Quasi sicuramente Edison venne a sapere dell’invenzione francese da un articolo su una rivista specializzata nel quale veniva de- scritto il progetto e dove, tra l’altro, appariva per la prima volta il termine “phonographe”. A questo si deve aggiungere che l’inventore ame- ricano aveva una vera e propria attenzione maniacale per le notizie e gli aggiornamenti scientifici provenienti da ogni dove e, quindi, anche dall’Europa. Ci sarebbero in verità, an- che altri aspetti da prendere in considerazione, ma quanto fin qui riportato, sembra più che suf- ficiente ad assegnare la proprietà intellettuale dell’invenzione del fonografo a Cros che non vide mai la sua realizzazione per mancanza di risorse finanziarie.

Mentre a Meucci, con la risoluzione 269 dell’11 giugno 2002 del Congresso degli Stati Uniti, è stata finalmente riconosciuta la pater- nità dell’invenzione del telefono, Charles Cros, per il momento, si deve accontentare dell’isti- tuzione di una Accademia a suo nome fonda- ta nel 1947.

Dal 1877 quindi, inizia l’avventurosa storia dei supporti di registrazione che cambiarono più volte forma, materiali, tecniche di presa del suono e di incisione delle matrici soprat- tutto nei primi tempi. Dai cilindri rivestiti di cera, si passò ai dischi piatti incisi prima solo su un lato. La qualità di riproduzione miglio- rava continuamente fino a giungere alla fine degli anni Cinquanta quando i vetusti e rigidi dischi a 78 giri vennero progressivamente soppiantati dai dischi in vinile microsolco (a 16, 33 e 45 giri con vari formati) che domina- rono il mercato per circa trent’anni affiancati dai nastri magnetici (Stereo 8 e Musicassette) fino all’avvento della tecnologia digitale. Ma la storia non si è ancora conclusa... Quasi dimenticavo: il primo disco in assoluto inciso in Italia risale al 1899 per la casa milanese International Zonophone Company; sul- l’unico lato inciso si poteva ascoltare...