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Kyma vuol dire onda.
Il Canto è pura Cimatica, scienza arcana di forme che le onde disegnano nella materia. Con Gianluca, canto le sottili onde delle lingue che un dialetto porta in seno, e ogni sillaba vibra di paesaggi specifici locali, ereditati da padri e madri, stranieri.
Non dovremmo mai dimenticare che il paesaggio è la rifrazione della lingua, perché attentare al paesaggio è come attentare alla lingua e viceversa.
Da bambina, ogni tanto, ascoltavo i forestieri giunti sul divano del soggiorno di casa. Non capivo nulla. Mi divertiva.
Per sintonizzarti con i dialetti devi concederti di non capire nulla. Solo così facendo scorsi l’arabo nel siciliano, ad esempio. Nel mezzo di questo gioco, pare che le sillabe ereditino la provenienza ed il paesaggio, in un minuscolo algoritmo sonico.
Cantare in un dialetto o in una lingua altra è come guardare dai finestrini di molti treni. Credo che la lingua vada protetta dal colonialismo linguistico.
L’impoverimento della lingua causa la povertà delle relazioni a favore di una comunicazione superficiale con fini di produzione. Ne parlai con Tania Kitsou, e Ildergarda di Bingen.
Parlare la propria lingua rientra nella modalità di rispetto delle morfologie terrestri ed educa a estromettere il fine opportunistico nelle conversazioni.
La materna pietas e la paterna cumpassio sono state all’origine della lingua, non il mercato, entità pericolosamente astratta, come la definirebbe Umberto Galimberti.
E’ implicitamente a km 0.
E’ uno sconfinamento interiore più che un viaggio esternalizzante.
I suoni poi, connettono e risuonano. Cantare i suoni linguistici porta a comporre mappe soniche, vere e proprie connessioni vibrazionali tra popoli.
Kyma anela ad andare oltre alla stratigrafia più o meno complessa di una lingua, tenta un percorso che conduca ad intravedere l’essenzialità, l’universalità della lingua: la sua valenza sonica, cosmica.
A tutti i luoghi vessati più di altri luoghi di questa falsa unione europea, lasciamo il nostro augurio di diventare il modello di decrescita necessario a madre terra, matrice di tutti i suoni, di tutte le connessioni, di tutte le lingue cantate.
Valeria Cimò
Muncaloru
Nuje ca nun stamme vicino o' mare
A senzu sulu
Κάτω Απ' Το Πουκάμισό Μου
Nun pozzu arripusari
Canzone ad una sirena
Passacaglia della vita
Metra
Dirindella
Siffatti
Siena