CARATTERISTICHE
Digipack 3 ante, carta artistica speciale - Libretto di 20 pagine F.to 12x13,5 - Data di Uscita: 15/10/2018 - Musica D'Autore
TRACKLIST:
TRACKLIST
1. Ida In Lotta 4:42
2. Manonera 5:07
3. Un Figlio 4:23
4. Classe Operaia 5:31
5. Classe Borghese 4:32
6. L'Anarchia 5:15
7. Anaciclosi 5:06
8. Il Potere 4:03
9. L'Orrore 4:44
10. Luglio '43 5:16
11. Ceteri Desunt 2:16
12. Nel Rifugio, L'Idea 4:35
13. Dell'Inizio e La Fine 4:28
14. La Storia
La febbre incendiaria è il mio personale omaggio, sentito e appassionato, ad Elsa Morante: un concept album - dopo Siamo noi quelli che aspettavamo - liberamente ispirato da La Storia, il suo romanzo di maggior successo uscito nel 1974.
Già a partire dal diciassettesimo secolo - con Claudio Monteverdi che comprese le potenzialità musicali della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso - la musica ha attinto dalle grandi capacità espressive della letteratura: arti dizigote che spesso si sono combinate insieme. Penso ai cantacronache negli anni ’50, al fondamentale apporto datogli dai testi di poeti quali Bertolt Brecht, e ai grandi Cantautori che restano per il sottoscritto insostituibili punti di riferimento: Fabrizio De Andrè con La buona novella e Non al denaro, non all’amore né al cielo, due album capolavoro rispettivamente tratti dai Vangeli apocrifi e dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master. Senza dimenticare il teatro-canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, ispirato dai modelli di Jean-Paul Sartre o Jorge Luis Borges, e agli innumerevoli esempi di altri smisurati Artisti - dalle ispirate coscienze libresche che negli anni ’70 raggiunsero il loro climax creativo - come Francesco Guccini, Claudio Lolli e Francesco De Gregori.
C’è un filo conduttore che lega il mio precedente concept Siamo noi quelli che aspettavamo - che attraverso il sogno di un professore tratteggiava i movimenti studenteschi e le avanguardie artistiche del ’77 bolognese e non solo - a La febbre incendiaria: la memoria mai fine a se stessa, le vite di personaggi sui quali fa da cornice la storia ufficiale dei fatti; quelle stesse vite, campioni di un meccanismo universale, stritolate nell’ingranaggio della Storia produttrice di morte: ergo il loro morire - come sottolineava Pasolini nel 1974 a proposito dell’opera morantiana - ha un’evidente funzione preordinata.
I fatti storici sono ancora una volta il comune denominatore. Ma stavolta la macchina del tempo conduce l’ascoltatore a Roma, al culmine di “un punto di orrore definitivo” (così Elsa Morante definì il ventesimo secolo), durante gli anni dell’ultimo conflitto bellico e nell’immediato dopoguerra: nella Storia con la S maiuscola - subita e non richiesta da milioni di vite - che innestò vicende che continuarono a premere sui sopravvissuti anche negli anni successivi, come l’effetto di un disastroso fungo atomico.
L’urgenza è stata quella di continuare a narrare le vite dei vinti, le storie degli altri che ci appartengono, facendo mie le stesse priorità della grande scrittrice nel 1974: recuperare una coscienza sociale e civile, schierandomi contro il sistema della sopraffazione, contro un potere capace da sempre - oggi come allora - di annientare quelle vittime che hanno la “sola e unica colpa di essere nate”, indagando e fissando un punto di vista sul nostro passato sociale e politico: in questo, prolungando un discorso interrotto dal precedente album.
Grazie al prezioso supporto nella produzione artistica di Gianfilippo Boni - musicista e cantautore di rara sensibilità e capacità, al quale ancora una volta devo moltissimo - e ad una squadra consolidata e affiatata di straordinari musicisti come Lele Fontana, Lorenzo Forti, Riccardo Galardini, Claudio Giovagnoli, Francesco “Fry” Moneti e Fabrizio Morganti (con i quali durante le prove sono nati gli arrangiamenti) è stato possibile realizzare questo album, registrato in gran parte in presa diretta - come si faceva negli anni ’70 - presso il SoundClinic Studio@Larione 10 di Firenze. Ai suddetti musicisti si aggiunge nella collaborazione artistica Alessandro Camiciottoli, letterato che per me resta un fondamentale consigliere ed un inestimabile amico, e gli altri preziosi compagni di viaggio - musicisti, artisti e cantanti - che hanno dato in sovraincisione il loro apporto: Roberto Beneventi, Andrea Beninati, Serena Benvenuti, Nicola Cellai, Silvia Conti, Stefano Disegni, Tiziano Mazzoni, Nicola Pecci, Valentina Reggio, Marco Rovelli, Claudia Sala, Gabriele Savarese e Riccardo Tesi.
In conclusione, riprendendo la citazione di una lettera dal carcere di Antonio Gramsci - che la scrittrice chiama in causa alla fine del libro come Matricola n. 7047 della Casa Penale di Turi - mi auguro che questo disco possa essere un seme capace di non fallire e germogliare, in chi vorrà ascoltare, un fiore e non un’erbaccia.
A tutti voi, buon ascolto.
Marco Cantini
MUSICISTI:
Marco Cantini: Voce, Chitarra Acustica
Valentina Reggio: Voce
Silvia Conti: Voce
Tiziano Mazzoni: Voce
Nicola Pecci: Voce
Marco Rovelli: Voce
Serena Benvenuti: Voce
Claudia Sala: Voce
Riccardo Galardini: Chitarra Elettrica, Chitarra Acustica, Chitarra Classica
Lele Fontana: Hammond, Piano
Gianfilippo Boni: Piano
Francesco "Fry" Moneti: Violino, Mandolino
Lorenzo Forti:Basso Elettrico
Roberto Benvenuti: Fisarmonica
Nicola Cellai: Tromba
Riccardo Tesi: Organetto Diatonico
Fabrizio Morganti: Batteria
Claudio Giovagnoli: Sax Tenore, Sax Contralto, Flauto Traverso
Gabriele Savarese: Violino
Andrea Beninati:Violoncello
Stefano Disegni: Armonica
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DISPONIBILE IN CD E DIGITALE
QUALITA' MADE IN ITALY